I veri matti sono fuori - MANICOMIO ABBANDONATO

L'ospedale psichiatrico cessò la sua attività in seguito all'approvazione della legge Basaglia verso la fine degli anni '70, la quale pose fine all'istituzione dei manicomi.  
Spesso rifugio per emarginati le cui patologie, più che a vere condizioni psichiatriche, erano legate a difficoltà di carattere materiale, alimentare e sociale, con condizioni di vita meno che accettabili. 
E' una mattinata molto fredda di febbraio quando io, insieme ad altri ragazzi, decidiamo di visitare "la cittadella dei malati di mente". 






Al nostro arrivo ci troviamo di fronte 6 strutture abbandonate e dislocate su 15 ettari di terreno (avete capito perchè il termine cittadella?). 
La nostra esplorazione inizia nella struttura che più ci incuriosiva, il manicomio. Nonostante da fuori sembri tutto chiuso, con nostra sorpresa troviamo un accesso completamente aperto nel sottoscala. Queste mura ne hanno di storia da raccontare. Armadi al centro della stanza, vestiti a terra, una sedia a rotelle sgonfia, medicinali ovunque... quello che ci troviamo di fronte è una marea di ricordi. 



La struttura è stata in parte recuperata nel primo piano, lo notiamo dalle pareti colorate e varie locandine appese qua e la. La cosa però che ci sconvolge è trovare cartelle cliniche sparse in ogni dove, documenti più intimi ormai alla mercè di tutti e dimenticate. L'ultimo piano è quello più silenzioso. Troviamo dei letti. La cittadella è suddivisa in padiglioni e la loro funzionalità era dettata dal tipo di disturbo che affliggeva i ricoverati. 








Un edificio era attrezzato per coloro che necessitavano di controlli e osservazione, un altro per malati tranquilli, un terzo per gli “agitati” ed i “semi-agitati”, ulteriormente suddivisi a seconda del sesso di appartenenza. Ai reparti si aggiungeva uno stabile per i servizi generali con la direzione, la sala divertimento, gli alloggi dei medici, l’oratorio ecc. ed un ultimo edificio per gli infermi infetti. Il tutto circondato da giardini e prati verdi, elementi visti come "terapia per la mente". (giornale Il Centro) Comprendeva sei reparti di degenza, distinti in edifici separati, la sede della direzione con i laboratori, la biblioteca e gli uffici, i fabbricati adibiti alle cucine generali e alla lavanderia, ed infine i padiglioni per la colonia agricola. Dopo aver saputo fronteggiare l'emergenza della guerra, il manicomio riprese la sua crescita, con il rinnovo delle strutture di supporto e la realizzazione di numerosi altri reparti di tipo diagnostico, terapeutico, assistenziale e ludo-terapico. La divisione in padiglioni serviva invece a fare un distinguo tra i malati in base alla gravità della malattia e al sesso. Oggi la zona appare come un grande giardino abbandonato, dove le strutture si mischiano alla vegetazione.







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